venerdì 15 luglio 2011

La prima raffineria d'Italia.. /2


"Con la fusione delle prime due Società francesi, divenuta un'unica Società Anonima, la raffineria di Fiorenzuola continuò la sua attività ancora per qualche anno, fino al1906, quando il complesso industriale fu acquisito dalla S.p.A. Petroli d'Italia, alla cui presidenza rimase ininterrottamente fino al 1947 il senatore dottor Enrico Scalini. Come già detto sopra, dal 1948 al 1957 vi fu il massimo sforzo industriale e finanziario della Petroli d'Italia, ma contemporaneamente il periodo delle crisi ricorrenti, determinate anche dall'imporsi dell'Agip Petroli. Purtroppo, il 15 marzo 1958 la "Petroli" dovette far ricorso alla procedura del Concordato preventivo, in sostanza alla procedura di fallimento.

A peggiorare la situazione il 6 marzo 1956 la Petroli d'Italia venne devastata da un violentissimo incendio che portò alla distruzione di almeno quattro giganteschi serbatoi di benzina ed altri prodotti raffinati. Nonostante un piano di rilancio con l'immissione di nuovi capitali, la "Petroli d'Italia" non riuscì a salvarsi e nel 1967 chiuse la raffineria, licenziando oltre 150 operai. Lo smantellamento del grande complesso fu rapido e venne ultimato nel 1970.

Nel '56 prodotte 300 tonnellate di greggio
Nelle zone di Veleia e Montechino, in territorio di Lugagnano concesse in sfruttamento fin dal 1893, vennero perforati 700 pozzi, per complessivi 240mila metri. I primi pozzi, infatti, avevano una profondità di poche decine di metri. Solo in seguito si raggiunse la profondità di 700 metri. Le attrezzature di perforazione, pompamento e servizi ausiliari delle due concessioni furono pressochè interamente distrutte, a causa di eventi bellici (1940-1945). Dopo il conflitto si rinunciò completamente alla perforazione di nuovi pozzi, ma vennero invece riattivati alcuni dei vecchi e qualche impianto ausiliario. Nel 1958 si ricavavano dalle due concessioni circa 300 tonnellate di petrolio grezzo e 500-600mila metri cubi di metano all'anno. 


A detta dei più anziani delle zone citate, il petrolio estratto da taluni pozzi della zona era talmente "buono", cioè già naturalmente depurato da altre sostanze più pesanti, che poteva essere anche direttamente utilizzato finanche nei motori alimentati a benzina. Per queste sue caratteristiche -ricordano sul posto- veniva chiamato anche "gasoline". Il metano prodotto nella stessa area mediante una tubazione da 21 pollici (che in passato serviva per convogliare in raffineria il petrolio grezzo) veniva inviato alla raffineria di Fiorenzuola, dove, in un impianto adiacente veniva compresso in bombole e quindi avviato al commercio."

Ancora oggi, in alcuni pozzi rimasti aperti, è possibile riuscire ad estrarre qualche decilitro di petrolio. Come riportato nell'articolo qui sopra l'olio di Montechino è effettivamente e stranamente già raffinato.. probabilmente in seguito a fenomeni di migrazione all'interno della roccia che ha agito come un filtro. Oltre a questi pozzi ad olio sono altresì presenti alcuni altri pozzi che ancora oggi emettono gas.

Se qualcuno fosse interessato a vedere dal vivo il petrolio di Montechino mi contatti pure tranquillamente, ne conservo un piccolo campione.

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Fonti:
- http://pcturismo.liberta.it/asp/default.asp?IDG=10539
- http://pcturismo.liberta.it/asp/Dettaglio.asp?IDGruppo=10539&ID=2675

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